Le auto senza pilota stanno debuttando

lun 01 luglio 2019
Veicoli al crocevia di Claudio de Luca
3min
Auto senza pilota ©lastampa.it
Auto senza pilota ©lastampa.it

Ora chi pagherà? Le auto senza pilota stanno debuttando.

Un Suv sta percorrendo una strada periferica di un paese dell’Arizona. A borgo c’è un persona, che lo sta provando, ed una collaudatrice di Uber. L’auto (una Volvo a guida autonoma) procede a 62 kmh, mentre la conduttrice vede qualcosa (una persona): ma è troppo tardi per frenare. Il Suv la travolge. Aveva meno di 50 anni e stava attraversando la strada. Morirà poche ore dopo in ospedale per le ferite riportate nell’impatto. Secondo la Polizia l’incidente è stato causato da due fattori: il sistema di frenata automatico dell’auto era stato disattivato prima del viaggio, al fine di ridurre “il rischio di comportamenti erratici”. Cosicché i sensori del Suv non erano riusciti a riconoscere per tempo il pedone e, sei secondi prima dell’impatto, avevano classificato la donna come “oggetto sconosciuto”, poi come “veicolo”, infine “come bici”. Ed in effetti l’investita stava conducendo una bici a mano. Di chi, allora, è la colpa del sinistro? Della vittima (che ha attraversato la strada fuori dalle strisce pedonali, in una zona buia)? Oppure della conducente che, comunque, avrebbe dovuto vigilare sulla guida? O forse dei tecnici che avevano disattivato i freni automatici prima del viaggio? Oppure dei progettisti, che non avevano programmato i sensori per riconoscere un pedone – di notte – con una bici al seguito? ATTENZIONE! STIAMO RIFERENDOCI AD UN'AUTO SENZA PILOTA, QUASI PRONTA AL DEBUTTO ANCHE IN ITALIA.

Le domande restano senza risposta; ma Uber – negli Usa – ha risarcito immediatamente i parenti della vittima, cosicché non c’è stato né un processo né una sentenza. Ma, seppure si fossero verificati questi adempimenti, il Codice della strada non ha regole chiare sulle modalità d attribuzione delle responsabilità in caso di incidenti di veicoli a guida autonoma. Non solo negli Stati uniti quanto in tutto il mondo. Ed il problema è spinoso perché, oggi, mentre la gran parte degli ostacoli tecnici sono ornai superati, il quadro giuridico ed assicurativo delle auto senza pilota è ancora confuso, proprio quando se ne sta occupando anche la nuova disciplina della circolazione stradale italiana. Purtroppo il tempo stringe perché, già entro il 2025, l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici prevede che, nel mondo, circoleranno almeno 600mila autovetture robotiche che diventeranno 21 milioni nel 2035. Al punto che la Commissione europea si è impegnata a pubblicare, entro la metà del 2019, le linee-guida sulle responsabilità per danni “in modo di garantire chiarezza ai consumatori”. Ce la farà? Quièn sabe!

In ballo non ci sono solo le regole, ma anche i soldi che sono tanti, almeno secondo uno studio del Parlamento europeo. Difatti il mercato di questi veicoli potrebbe generare – nei prossimi anni – profitti per 148 miliardi di euro. E potrebbero guadagnarci anche le casse pubbliche perché, fra risarcimenti, processi, spese sanitarie, i 175mila incidenti con feriti registrati in Italia (nel 2017) sono costati 19,3 miliardi di euro (l’1,1% del pil). Almeno la metà (qualcuno ipotizza il 90%) sono stati causati da fattori umani: alcol, distrazioni e stanchezza. Tutti difetti che le vetture automatiche non hanno. I veicoli di Waimo (la società di Google) più avanzata nel settore, riescono infatti ad individuare pedoni e ciclisti nel raggio di 300 m ed a 360°, con tempi di reazione velocissimi. E, nello scorso ottobre, la flotta di Waimo ha superato il traguardo dei 16 milioni di percorsi: più do 400 volte il giro del mondo. Però, dal 2017, questa Azienda non pubblica più le statistiche degli incidenti. Si sa solo che, nel mondo, le vetture automatiche hanno causato finora 4 morti e che in alcuno di tali incidenti c’era un veicolo di Waimo. La domanda: i robot sono più sicuri dell’uomo? Non vi sono abbastanza dati pe ottenere un confronto sensato.

Claudio de Luca

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