L'investito condannato come chi l'ha travolto

lun 28 ottobre 2019
Veicoli al crocevia di Claudio de Luca
3min
In aula ©Termolionline.it
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PRIMO CASO - Una volta tanto quelli della Uber hanno perduto un colpo; per ciò stesso restano in vigore le disposizioni che obbligano gli Ncc (Noleggio con conducente) ad iniziare (e terminare) il servizio presso la propria rimessa, nel comune di rilascio della licenza, ed a compilare sempre il foglio di servizio anche dopo le prenotazioni ‘on line’. Questo perché non si tratta di taxi e, quindi, non hanno diritto ad ottenere uno spazio pubblico in cui attestarsi per aspettare i clienti.

Lo ha deciso il Consiglio di stato che non ha sospeso l'efficacia della Circolare interpretativa del decreto di riforma del settore. A suo tempo una sospensione era stata sollecitata da Uber. Ma il Consiglio di stato aveva rinviato al Tar del Lazio per fissare in modo celere l'udienza di merito. Erano presenti nel giudizio, come appellante e intervenienti, l'Associazione tutela legale taxi, la Federtaxi Cisal, l'Ugl Taxi e la Soc. Coop. Samarcanda 5551. «Qualsiasi limite agli Ncc e ad Uber rappresenta un danno per gli utenti dei trasporti pubblici non di linea», commentava il Codacons, che confidava in quel tribunale amministrativo, rilevando oggi che la decisione di Palazzo Spada «contrasta nettamente con il nuovo mercato aperto alle tecnologie moderne e con le esigenze dei consumatori, che chiedono più scelta e tariffe più basse. Il Governo ed il Parlamento intervengano al più presto. L'obbligo di dover rientrare in rimessa è anacronistico. Per questo va eliminato senza se e senza ma», fa eco il Presidente dell'Unione nazionale consumatori. Ma «Il Consiglio di Stato non accoglie la richiesta dei legali di Uber di sospendere le norme in vigore nel settore. La potente piattaforma digitale californiana dovrà rispettare le regole del trasporto pubblico non di linea che prevedono per gli operatori del noleggio, l'inizio e la fine del servizio in rimessa». Così ribattono in una nota Fit Cisl, Uglk taxi, Federtaxi Cisal, Uiltrasporti, Satam Cna, Tam, Claai, Unione Artigiani, Unimpresa e Ati taxi. «Sollecitiamo ora la conclusione dell'iter di riforma del settore, attraverso l'approvazione di uno specifico dpcm che finalmente disciplini in modo chiaro e netto l'operato delle piattaforme tecnologiche. Auspichiamo inoltre che in un periodo in cui la politica e le istituzioni si affannano per reperire risorse pubbliche, annunciando nuove misure contro l'evasione fiscale, si possa far pagare regolarmente le tasse ai grandi operatori digitali che stanno disarticolando il nostro settore e più in generale il mondo del lavoro, tutti puntualmente con sede legale in Paesi con un sistema fiscale più vantaggioso».

SECONDO CASO - Vengono investiti, mentre sono a bordo di un’auto, ma vengono condannati al pari dell’autista investitore. Nell’incidente aveva trovato la morte una bambina. Tre i colpevoli, condannati a un anno e quattro mesi per un incidente in cui morì una piccola di 16 mesi. La stessa condanna è stata inflitta all’automobilista che travolse l’auto su cui viaggiava Aurora, ma anche ai genitori della bimba, che sedevano sul sedile anteriore tenendola in braccio, su una Y 10 che non doveva circolare perchè sottoposta a fermo. Aurora morì la notte tra il 2 e 3 maggio dello scorso anno a Cantù. In Tribunale a Como, i suoi genitori hanno patteggiato un anno e quattro mesi, la stessa condanna è stata inflitta al 35enne che quella sera guidava la sua Skoda con un tasso alcolemico triplo rispetto al consentito. Guidava ubriaco ed aveva causato l’incidente. Non aveva visto l’auto perché viaggiava a velocità elevata e senza luci. I genitori della bimba hanno patteggiato perchè Aurora non era nel seggiolino. “Siamo colpevoli, abbiamo sbagliato e la nostra pena è senza fine. Volevamo chiudere al più presto il processo perchè ricordare aumenta il dolore. Ma non pensavamo che chi ci ha investito avesse la stessa pena. È la legge ma è assai difficile parlare di giustizia in un caso come questo”.

Claudio de Luca

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