«Per noi che viviamo di basket Kobe Bryant fu luce dopo il ritiro di Michael Jordan»

Ricordi mar 28 gennaio 2020
Basket di La Redazione
4min
«Per noi che viviamo di basket Kobe Bryant fu luce dopo il ritiro di Michael Jordan» ©Termolionline.it
«Per noi che viviamo di basket Kobe Bryant fu luce dopo il ritiro di Michael Jordan» ©Termolionline.it

TERMOLI. La morte di Kobe Bryant, 41 anni, e della figlia Gianna, 13 anni (assieme ad altre sei persone), ha sconvolto il mondo della pallacanestro e non solo. La leggenda della Nba è venuta a causa di un tragico schianto in elicottero, mentre stava raggiungendo la Mamba Sports Academy. Qui avrebbe accompagnato la figlia a giocare una partita di basket, come sempre aveva fatto dopo il ritiro nel 2016. Quando la notizia è divenuta di dominio pubblico è stato uno tsunami di messaggi, ricordi e rimpianti in tutto il pianeta, i social sono stati presi d'assalto, le tv inondate di special che ne ricordavano la sua figura leggendaria. Lui che amava l'Italia come fosse sua di origine, l’amava tanto visto che ha vissuto da ragazzino con il papà che giocava qui, che ha messo i nomi italiani ai suoi figli, Gianna e l'ultimo Capri. Parlava perfettamente la nostra lingua e poi era un grandissimo tifoso del Milan tanto da fargli dire in una intervista a Milanello che se gli avessero tagliato un braccio sarebbe uscito sangue rossonero.

Noi abbiamo sentito alcuni cestisti nostrani che sono cresciuti coi miti della Nba per farci tracciare un pensiero, un ricordo di Black Mamba.

Manrico Pitardi: “Quando si ritirò Michael Jordan pensavo di non avere più miti a cui appigliarmi, poi scoprii lui, fu amore a prima vista e tutto andò avanti, il basket e lui con me. Lorenzo Kekic Di Benedetto GM & Head coach Basketball presso Politecnico di Milano Head coach Basketball presso Polimi Sport Basketball Coach presso CUS Milano. Ha vissuto a Termoli e ora a Milano, per ricordare Koby ci ha spedito un pensiero: "Un piccolo estratto dal libro UN ITALIANO DI NOME KOBE scritto da Andrea Barocci. IO FO CANESTRO [… Rispetto alle tante famiglie americane che erano passate in città, la sua era ben più… Europea, e questo lo ha aiutato tanto. La mamma era abbastanza presente nelle giornate del figlio, forse più ambito in scolastico che in quello sportivo. Di sicuro non ho mai avuto la sensazione che ci fossero aspettative o pressioni di alcun genere su di lui. Per Kobe, come per i compagni di minibasket, Menozzi seguiva un programma di insegnamento dei fondamentali studiato in modo analitico, lo stesso utilizzato da quando era entrato nella Reggiana. Palleggi, passaggi, tiro da fuori, “uno contro uno” attraverso una serie di esercizi che avevano un doppio obiettivo: far crescere gli allievi e permettere loro di divertirsi in palestra. Bryant junior non saltava mai un allenamento e, tanto per cambiare, voleva restare in campo il più possibile. Anzi, lo pretendeva, sfinendo Menozzi prima e durante gli incontri. Il coach, paziente e divertito dall’insolita parlata di quel bimbetto […], dopo qualche mese aveva individuato l’arma giusta per “difendersi”. Stavamo disputando un torneo a Castiglione delle Stiviere contro avversari più grandi, vincevamo abbastanza agevolmente. Tenevo Kobe in panchina per dar spazio a chi raramente veniva mandato in quintetto. Dopo un po’, con quel suo strano accento toscano, ha cominciato a martellarmi: “Allenatore, dai, fammi ‘giohare’, fammi ‘giohare’“. Io per prenderlo in giro, gli ho risposto: “No, Kobe, mi dispiace, non sei abbastanza bravo, oggi meglio di no. E poi non fai mai canestro…”. Lui non si è arreso: “No, no, allenatore! Io fo canestro, io fo canestro! Fammi giohare. Io fo canestro”…] C’è tutto. C’è tutto ciò che serve ad un bimbo. Genitori presenti più con la scuola che con lo sport, nessuna pressione ed un minibasket che comincia dalle basi, dai fondamentali del gioco, crescendo con divertimento. Una voglia ed una passione per il gioco e per il ‘giohare’.Col tempo solo coloro che si sono innamorati del gioco e del ‘giohare’, riescono ad andare avanti nelle difficoltà crescenti. Poi al college o università, sono coloro che fanno sempre la differenza, sono coloro che per me vivono nell’eccellenza e voglio sempre dare loro stessi." Oggi come allenatore, padre, classe ’78, quarantunenne, “formatore sportivo” di giovani studenti universitari è un giorno triste, inutile negarlo. Oggi avremo il nostro allenamento del Lunedì e Ti prometto che mi impegnerò nel ricordarti con gioia. Perché ricordare è riportare al cuore, dove il cuore era ritenuto il luogo della memoria degli uomini e lo faremo con gioia, che è allegria, felicità. Quando ci abbandona sentiamo una sensazione di smarrimento sul nostro cammino, ma quando ce la troviamo nel petto, ci sentiamo veramente forti. Le lacrime che hanno rigato il mio volto lasciano spazio al ricordo e agli insegnamenti che hai dato e lasciato a tutti noi cestisti, senza averTi conosciuto direttamente, sei per noi un fratello. Per noi sei Kobe L’Italiano per sempre. Per noi sei stato e sarai sempre gioia, con gli occhi del Mamba".

Massimo Di Lembo: "E' morto un uomo di uno spessore incredibile e purtroppo con lui anche la sua bambina...."

Toni Spezzano. tifosissimo di Basket: È andato via un campione riconosciuto come riferimento assoluto da qualunque bimbo abbia intrapreso la strada del basket. Mio figlio e tutta la squadra si sono commossi, quasi come fosse un loro compagno. Un punto di riferimento vero di come deve essere inteso lo sport. RIP KB”.

Infine, il pensiero di un altro tifoso della palla a spicchi, Enzo Antonarelli: «Un campione meraviglioso, un grande Uomo».

TermoliOnline.it Testata giornalistica

Reg. Tribunale di Larino N. 02/2007 del 29/08/2007 - Num. iscrizione ROC:30703

Direttore Responsabile: Emanuele Bracone

Editore: MEDIACOMM srl
Via Martiri della Resistenza, 134 - 86039 TERMOLI(CB)
P.Iva 01785180702

© Termolionline.it. 2024 - tutti i diritti riservati.

Realizzato da Studio Weblab

Navigazione