Insegnanti, studenti, pensionati, nonni, commercianti e il San Timoteo

Storia & Amarcord dom 19 gennaio 2020
Attualità di Luigi De Gregorio
5min
Studenti del liceo Alfano ©Termolionline.it
Studenti del liceo Alfano ©Termolionline.it

TERMOLI. Possiamo continuare a viaggiare sulla comoda autostrada del menefreghismo individuale ed arrivare all’unico casello di uscita: quella della sconfitta per tutti. Ma è una scelta volontaria? Forse no.

La chiusura del San Timoteo ed un forte aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Quale tra i due eventi fornirebbe una rabbia maggiore alla cittadinanza? Un confronto tra l’importanza della sanità e quella dei prezzi dei prodotti alimentari è inutile, tanto quanto avere a disposizione un ombrello in una giornata di sole. Inutile come chiedere ad un bambino vuoi bene alla mamma? Eppure …

Eppure, a fronte dell’inutilità di suddetto confronto, emerge qualcosa di interessante: il diverso comportamento della cittadinanza. Infatti un aumento significativo (ad esempio del 30%) dei prezzi sui prodotti alimentari comporterebbe una rivolta popolare. Mentre la sottrazione del San Timoteo (anche se un pezzo alla volta) non riesce a mobilitare i cittadini ed a fatica riempie un bus di contestazione con arrivo al ministero della salute a Roma.

Qual è la spiegazione? Ce ne saranno tante. A mio avviso la prima è legata al fatto che si mangia tutti i giorni, mentre l’utilizzo dell’ospedale fortunatamente è più legato alla casualità (un incidente) all’età, all’eredità genetica, allo stile di vita della singola persona etc…

Con suddette differenze di fondo si spiegherebbe così la diversità di comportamento di una cittadinanza di fronte ai due fenomeni suddetti entrambi importanti, ma così diversi (l’aumento dei prezzialimentari e annullamento di un centro ospedaliero).

Però la suddetta spiegazione è logica, ma non convince. Come dire: la ragione ha torto.

Allora, per persuaderci che tutta la cittadinanza si dovrebbe mobilitare per il mantenimento dell’ospedale San Timoteo, mi pare opportuno avere un altro approccio. Ad esempio suddividere la popolazione per tipologia o categoria sociale. E verificare che ognuna di esse avrebbe una motivazione (al di là di quella personale) ad agire. Infatti.

Gli insegnanti

Il mondo della scuola ed in particolare il corpo degli insegnanti ha il suo fondamento nella formazione degli alunni-cittadini, al di là dell’insegnamento delle singole materie.

Il diritto alla salute è previsto dalla Costituzione. Ma interessi privatifamelici o di carriera ci stanno portando via il San Timoteo. Un’ingiustizia sociale portatrice di disagi ai cittadini e di morti annunciate. Il dibattere tra insegnanti e studenti su cosa sta succedendo alla struttura sanitaria principale della nostra cittadina è il primo passo per proseguire con una rivolta contro l’ingiustizia. Il mondo della scuola, rispetto ad un furto sociale che tocca tutti, non può non far sentire la sua voce e la sua protesta fuori dalle aule, fuori dalla scuola.

Gli alunni

Gli alunni, in quanto giovani e ribelli per natura, se informati sulla strategia di ridimensionamento di Termoli (all’interno della quale rientra il rimpicciolimento del San Timoteo ad un Pronto Soccorso) ad opera di quelli di Campobasso, certamente si organizzerebbero per dare un contributo a sottrarre Termoli alla trappola di soffocamento lenta, ma continua.

Anziani- Pensionati-Nonni

Diciamolo espressamente. Per una questione anagrafica gli anziani ed i pensionati sono quelli che staticamente più facilmente potrebbero divenire ospiti – clienti del San Timoteo. Come pure potrebbero più facilmente essere candidati a diventare nonni. Bene. Essi in entrambe le situazioni (ricoverati o il diventare nonni) avrebbero disagi e costi da sostenere, qualora fossero costretti a raggiungere un ospedale addirittura fuori regione?

Anch’essi pertanto avrebbero l’interesse che il San Timoteo non venisse ridimensionato. E avrebbero dunque tutte le ragioni per organizzare eventi di protesta.

Le puerpere

Sono le uniche che hanno avuto un certo successo di aggregazione. Facilitato dalla potenziale perdita d’identità termolese dei nascituri, dai disagie costi che si prospettavano a brevissimo tempo. La loro motivazione a continuare ad essere presenti nella battaglia per il San Timoteo risiede nell’auspicio che nessuna donna in dolce attesa dovrà in futuro avere le stesse angosce legate all’evento della continuità della specie umana.

I neo coniugi

Quelli che hanno intenzione di avere figli dovrebbero avere la motivazione a combattere per il San Timoteoin quanto, oltre ai disagi di cui si è detto, sarebbero adirati sul perché i nostri figli non dovrebbero essere termolesi?

I dipendenti dell’ospedale

Dovrebbero avere almeno la stessa motivazione dei dipendenti di qualsiasi altra azienda. La prospettiva di perdita del lavoro è ovviamente ugualmente rovinosa. E la contestazione preventiva è più efficace rispetto a quella che verrebbe messa in atto a posteriori ossia quando i buoi sono ormai usciti dalla stalla.

I commercianti

Coloro che, sia tanti anni fa sia in anni più recenti, hanno investito le loro risorse economiche e mentali. Che hanno puntato il loro destino di soddisfazione e di successo su un’attività commerciale in Termoli hanno tutte le ragioni per partecipare alla lotta Il San Timoteo non si tocca.

Perché come facilmente si può immaginare Termoli senza più ospedale, diventa più povera.

Insomma tutti (l’elenco esaminato non è certo esaustivo) avrebbero la motivazione a protestare contro l’annullamento del San Timoteo. Ma così non è stato, finora.

Conclusione tutti i Termolesi, (oltre ai cittadini del Basso Molise) hanno grande interesse per il mantenimento del San Timoteo, data l’importanza della salute e dell’alta probabilità che ognuno, in circostanze diverse, potrebbe utilizzare la relativa struttura suo malgrado ossia obtorto collo ossia per forza maggiore ossia non nei suoi desiderata.

Ma a fronte del rispetto e della utilità che, in termini generali un ospedale suscita, si ha che il pensiero dei singoli si lascia coccolare dall’immenso mare della speranza, (congiunta in nozze con l’ottimismo e con un q. b. di scaramantico,) di non utilizzare la struttura ospedaliera né oggi né domani insomma toccherà agli altri, ma a me no. Se ne deduce che suddetto bene (l’Ospedale) così necessario, così temuto e così rispettato, comunque non riesce a creare lo spirito di aggregazione che esso merita, (fatta eccezione per le puerpere in quanto sono sempre lì per lì ad utilizzarlo) a meno che in ognuno di noi prevalga il sentimento del Bene comune, di cui un ospedale è testimonianza viva, concreta.

Al contrario un aumento dei prezzi del 30% su tutti i prodotti alimentari, dopo pochi giorni genererebbe un’aggregazione spontanea e veloce, una vera arrabbiatura di popolo che porterebbe una rivolta sociale.

Questo gap, questa diversità comportamentale delle persone la si può superare in una sola maniera. Ricordando attivamente, a più riprese. Anzi continuamente che il Bene comune non è una frase vuota, un concetto astratto, un tema da salotto. E che un ospedale è tangibile, palpabile. E’ vita (o morte).

Insomma è la quint’essenza del Bene Comune

Luigi De Gregorio

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