La fantapolitica "Furbina": come diventare consigliere comunale

FANTASY mar 27 febbraio 2024
Cultura e Società di La Redazione
3min
Luigino Furbino: la fantapolitica ©Web
Luigino Furbino: la fantapolitica ©Web

TERMOLI. A metà tra satira politica e racconto fanta-biografico, prosegue la narrazione della figura di Luigino Furbino, da parte del nostro avamposto meneghino Luigi De Gregorio, di cui narra la breve storia da potente Ministro della Repubblica Italia, declinandone “La Patologia del potere”. In questo nuovo capitolo del fantomatico personaggio, quasi d'attualità stringente lo spaccato offerto, viste le prossime elezioni amministrative: come diventare consigliere comunale.

Breve storia del potente ministro della Repubblica Luigino Furbino

COME DIVENTARE CONSIGLIERE COMUNALE

Ma torniamo al problema di Luigino: come iniziare una carriera politica era completamente un'incognita. Non ne sapeva assolutamente nulla e si sentiva svantaggiato rispetto ai figli di parlamentari che vengono ben istruiti allo scopo da parte dei padri.

Quindi, consapevole della piena ignoranza circa i meccanismi elettorali, decise, in piena convinzione, che era meglio iniziare la carriera come Consigliere Comunale, come avevano fatto alcuni conoscenti. Dai quali, frequentandoli, aveva capito che la valenza intellettuale e la valenza etica valgono poco. E comunque meno del numero di voti che prometti di portare al Partito.

Non rimaneva che impegnarsi su come ottenere alcune migliaia di voti. Non poteva contare sulla famiglia, non poteva contare sul parentado. Non poteva contare sugli amici del parentado. Lo disprezzavano tutti. Un traditore della famiglia, delle tradizioni, dell’impegno nello studio, un traditore della carriera da professionista.

Poteva contare sugli amici. Ma essi non costituivano un numero sufficiente su cui costruire la propria carriera.

Se la poltrona bergère del suo salotto e la panchina (ormai per abitudine sempre la stessa) sulla riva sinistra del Tevere potessero parlare sapremmo che, per giorni, settimane e mesi, il cervello di Luigino era stato il contenitore di una sola domanda.......ma come faccio ad ottenere molti voti ed avere la certezza di essere eletto Consigliere comunale? In alcuni giorni rischiò che la testa gli scoppiasse, in altri temette la depressione, in altri ancora ebbe la convinzione fatta di sola speranza, ma senza prove, di potercela fare.

Ed un giorno tranquillo, che non si caratterizzava né per acuti dolori alla testa, né per stati d’animo spumeggianti, diremmo un giorno di serenità temporanea, improvvisamente avvenne un’illuminazione che non fu subito folgorante. Anzi inizialmente era fioca. Ma che andò ad incrementarsi fino a quando l’idea fu completamente chiara, al pari della scoperta del celebre matematico Archimede, e non poté non gridare Eureka! Eureka!

Per essere certi di diventare consigliere comunale in una grande città occorreva qualche migliaio di voti. A questo dato di partenza Luigino accostò un fatto più o meno noto a tutti. Molti elettori, non aventi ideologie, non aventi partiti di riferimento, molte volte neanche vanno a votare. Ma se sollecitati da qualcuno che conoscono direttamente, cioè personalmente, danno il voto al loro unico contatto politico. Infine Luigino, con quattro moltiplicazioni, arrivò a determinare quanti bar, quante associazioni, quante bocciofile, quanti circoli, doveva frequentare con una certa assiduità.

Si specializzò nel distribuire il suo tempo tra le varie sorgenti di voti, imparò ad essere rigoroso nel rispettare la pragmatica regola che, per singola giornata, era più importante il numero di contatti che la quantità di tempo investita nell’intrattenimento del singolo interlocutore e potenziale suo votante. Divenne esperto nel programmare le visite giornaliere, tenendo conto delle tipologie delle fonti per la sua elezione, della loro ubicazione, dei tempi di percorrenza al pari di un venditore intento a raggiungere il suo target nel territorio assegnatogli.

Non si era mai così impegnato in vita sua. Ma i benefici di una carriera politica, a fronte della mancanza di qualità, sia nel pensiero, sia nell’azione, gli davano una forte motivazione.

Alle prime votazioni i risultati furono splendenti. Fu il consigliere più votato in tutto il Lazio.

E lui non disdegnava di diffondere il suo brillante risultato, se pur in maniera pacata ed assolutamente non trionfalistica. E poi aggiungeva con modestia, quasi fosse una disgrazia, “mi chiamano generator”.

Un appellativo, un soprannome che lui stesso aveva contribuito a far nascere, ma che ora era più diffuso del suo vero nome. Ma lui sapeva. Sapeva che raccogliere voti era più importante che presenziare a qualche riunione o fare interventi televisivi. 

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GLI STUDI DI LUIGINO FURBINO

LA PATOLOGIA DEL POTERE

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