Arti e mestieri di una volta: la ferrovia ai tempi dell'ex capostazione Rocco Pagliaccio
TERMOLI. Dopo il debutto col "ciabattino" Eugenio Miniero, nel secondo viaggio nella memoria di “Arti e mestieri di una volta”, approcciamo anche chi è già in pensione, da capostazione.
Rocco Pagliaccio ha quasi 90 anni e conserva ricordi nitidi di tutte le esperienze vissute, anche della tradizione culturale termolese, ma soprattutto fucina di aneddoti e pagine di vita in tanti altri luoghi, visto il lavoro svolto.
Rocco ha uno stile unico, sia nel vestire che nel parlare e nel recitare, forse il fatto che sia stato per il suo lavoro di Capostazione ferroviario a stretto contatto con un personaggio straordinario, come il suo collega di lavoro e di mansioni il mitico Carlo Cappella, ad esempio.
Nell’intervista ci ha raccontato come era diverso nel suo tempo il mestiere di capostazione ferroviario, quando non esistevano gli scambi automatizzati che esistono oggi e i sistemi di comunicazione digitali, quando c’era il telegrafo, poi il telefono e funzionavano solo i dispacci scritti a mano che si passavano da stazione a stazione lungo la tratta ferroviaria.
Rocco Pagliaccio ha iniziato con il suo primo incarico a Pescara Centrale, poi a mano a mano si è riavvicinato a Termoli scendendo stazione dopo stazione lungo la direttrice ferroviaria Adriatica, Casalbordino, Vasto, San Salvo, Montenero-Petacciato e infine Coppella dove lì si è anche sposato.
Vedovo da molti anni, ha quattro figli, due femmine e due maschi, e tanti bei nipoti che lo accudiscono in un modo amorevole davvero encomiabile, soprattutto Luciana, che non lo perde mai di vista e questo è davvero commovente al giorno d’oggi.
In queste ultime settimane è stato colpito da un altro grave lutto suo fratello di pochi anni più giovane, Basso lo ha lasciato solo, ma nonostante il dolore per questa perdita grave, Rocco continua a vivere la vita con serenità e questo probabilmente è il segreto, il suo Gerovital.